Buongiorno a tutti e grazie per essere qui presenti alla Lettura Annuale della Fondazione Magna Carta, edizione 2010. L’incontro di oggi rispetto a quelli degli altri anni porta con sé due elementi di eccezione, in primo luogo il tempo. La Lettura, infatti, che è il nostro evento istituzionale più importante – perché ha come scopo quello di ravvivare il senso della partecipazione di tutti coloro che animano l’attività della Fondazione – avviene solitamente nei primi mesi dell’anno ed è l’evento con cui la Fondazione dà inizio alle sue attività; questa edizione, invece, si sta svolgendo in prossimità della fine di questo 2010.
Il secondo motivo di eccezionalità è legato alla personalità chiamata oggi ad intervenire, che non è un ospite straniero, come da tradizione, ma uno degli studiosi italiani più noti ed autorevoli, lo storico Roberto Vivarelli. Le ragioni che ci hanno spinto ad introdurre tali novità sono racchiuse nell’approssimarsi della ricorrenza a cui la Lettura 2010 è dedicata: il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. È un tema di grande importanza, con risvolti che incidono tuttora sulla vita del nostro Paese e su cui Magna Carta ha operato un’ampia riflessione nel corso dell’intero anno. Pertanto, la lectio magistralis che il Professor Vivarelli si appresta a pronunciare costituisce il momento culminante delle iniziative di carattere culturale che la Fondazione ha voluto realizzare sul Risorgimento e l’Unità d’Italia, in vista della festa nazionale del 17 marzo 2011.
L’aver procrastinato nel tempo questo appuntamento oltre a consentitici di cavalcare un tema di grande interesse e di stretta attualità, ci consente però anche qualcos’altro. Ci permette di fare insieme un consuntivo, oltre che una programmazione, di che cosa è stato sul piano della produzione culturale ma anche della vita quotidiana, quest’ultimo anno di Magna Carta. I consuntivi sono sempre un momento di riflessione importante e necessario per fare un bilancio di chi siamo, in vista della direzione verso cui vogliamo procedere.
Questo anno che si avvia a concludersi – chi ha vissuto la Fondazione da vicino lo sa – per Magna Carta non è stato un anno facile. La crisi economica che in misura più o meno incisiva ha colpito molti settori del nostro paese ha fatto ricadere la sua onda lunga anche su di noi. Tanto che quello passato è stato un anno di sacrifici, di contenimento e di tenuta. Questo non vuol dire che la Fondazione abbia smesso di fare, di organizzare, di pensare di, come si dice, macinare idee. Le difficoltà economiche e insieme uno scenario politico non sempre facile da interpretare avrebbero potuto, però, farci perdere la bussola, lasciarci colpiti dalla difficoltà dell’essere e dell’agire nella quotidianità ma soprattutto in prospettiva. E invece – fatemelo dire anche con un po’ di passione – come spesso avviene nei momenti di difficoltà, questo anno ha rinsaldato i legami di ciò che ci unisce più che accrescere le distanze di ciò che ci divide. E lo ha fatto soprattutto grazie a tutti coloro che vivono nella Fondazione e gravitano attorno ad essa.
È grazie all’agire quotidiano dei singoli, persone che dando molto di più di ciò che avrebbero dovuto si sono spese con dedizione e senso di responsabilità, che oggi ci troviamo qui, insieme, a raccogliere i frutti di ciò che siamo e di ciò in cui crediamo. Che oggi ci troviamo qui, sempre e forse ancora di più, ad essere un punto di riferimento, qualcosa che esiste, che vive e produce idee nel panorama culturale di centrodestra. E anche se nel frattempo sono proliferate le Fondazioni d’area (mi pare che qualcuno che le ha contate ne ha rintracciate addirittura 22) e anche se da qualche altra parte c’è chi dice che nel centrodestra un legame tra cultura e politica non esiste più o addirittura non è mai esistito e che il futuro è l’unico riferimento che conta, alla fine quello che invece conta per noi è la forza delle nostre idee, la consapevolezza del nostro ruolo, sapere che veniamo dal passato, che lì abbiamo le nostre radici e conta l’importanza di ritrovarsi ancora una volta qui a confermare che la nostra battaglia culturale quotidiana ha ancora un senso.
Ma torniamo ad oggi e alle riflessioni che ci apprestiamo a fare su questi travagliati ma – sento il dovere di esprimerlo, sono il presidente di un Fondazione liberal-conservatrice – orgogliosi 150 anni di vita unitaria. Seguendo questo filo conduttore del chi siamo e da dove veniamo, Magna Carta ha ancor più focalizzato la sua attenzione sulla realtà dell’Italia attuale. L’analisi del passato è stata così di stimolo per confrontarci con il presente e suggerire possibili soluzioni alle tante questioni che attraversano e continuano a dividere il nostro Paese: il divario generazionale e la difficile condizione giovanile, il divario tra costituzione formale e materiale e la necessità di realizzare riforme di sistema, il divario tra Nord e Sud del paese aldilà degli stereotipi, delle strategie politiche e dei pregiudizi e poi ancora tutti i temi su cui una Fondazione come la nostra prende le distanze dai suoi omologhi di sinistra ma non solo: la crisi economica e la giustizia, il problema energetico e il ritorno al nucleare, i problemi delle nuove cittadinanze e delle vecchie immigrazioni, la biopolitica. In ognuno di questi ambiti, e in altri ancora, Magna Carta non ha fatto mancare il suo contributo di pensiero, intervenendo costantemente nel dibattito pubblico in maniera autorevole ed indipendente attraverso la sua produzione editoriale, l’alto profilo delle sue iniziative, la capacità di promozione culturale del nuovo sito web.
Per cominciare, voglio ricordare le attività del Centro Studi, il “laboratorio” culturale e di idee che fa di Magna Carta un vero e proprio think tank. Affidato al nuovo coordinamento di Raffaele Perna, il Centro Studi ha già portato a compimento diversi programmi di ricerca, mentre altri sono in corso di sviluppo sulle aree tematiche nelle quali la Fondazione è da sempre impegnata: dalla riorganizzazione dello Stato alla politica estera, dall’istruzione al welfare, dalla sicurezza energetica alla biopolitica. Il Centro Studi è stato anche molto attivo nel formulare proposte di legge, regolamenti e linee guida in ausilio all’attività parlamentare e governativa, e in prospettiva intende rafforzare questa sua funzione.
Elemento indispensabile nelle strategie di Magna Carta si è poi confermato l’Occidentale, il quotidiano on line diretto da Giancarlo Loquenzi. A quasi quattro anni dalla sua nascita, l’Occidentale continua a distinguersi per la qualità delle analisi e degli approfondimenti che i lettori, in costante crescita, possono trovare tutti i giorni su internet. Si tratta certamente di un unicum nel panorama mediatico italiano: un giornale che, diversamente da altri, predilige le argomentazioni agli slogan e che forte delle proprie ragioni, anche in campo politico, non ha bisogno di prestarsi ad alcun uso propagandistico per ottenere visibilità.
Sul piano degli eventi, motivo di grande soddisfazione sono state le due nuove iniziative culturali lanciate nel 2010: i Dialoghi DiVini e gli Incontri del Melograno. In entrambi i casi, il riscontro ottenuto è stato tale da convincerci a confermare il loro svolgimento anche il prossimo anno.
Soddisfazione ci giunge inoltre dagli appuntamenti che fanno ormai parte della tradizione di Magna Carta. Come sempre, la Summer School non ha deluso le attese. L’alto profilo dell’esperienza formativa, assicurata dal contenuto del programma di studi, nonché dai docenti e dagli ospiti intervenuti, ha suscitato l’entusiasmo dei giovani partecipanti e attratto l’attenzione del mondo della cultura, della politica, dell’economia e dell’informazione, in una misura che vediamo crescere edizione dopo edizione. Stesso discorso per Gli incontri di Norcia, dedicati al dialogo e al confronto tra laici credenti e non. Il tema prescelto per l’evento di quest’anno è stato il rapporto tra Capitalismo e Cristianesimo; la discussione si è rivelata quanto mai accesa e il suo esito ha certamente segnato un ulteriore passo in avanti verso l’incontro tra cattolicesimo e liberalismo sulla nozione di economia di mercato.
Questa è l’occasione più adatta per annunciare ufficialmente l’avvio della Scuola di Biopolitica di Magna Carta. Un ciclo di lezioni full immersion, indirizzata a studenti universitari di primo e secondo livello, che ha l’obiettivo di preparare – sul piano giuridico, scientifico e politico – ad affrontare le sfide del XXI secolo, poste dalle questioni bioetiche e biopolitiche emergenti.
Oltre a ciò, vanno messi in evidenza i risultati conseguiti dalla Fondazione nell’allargamento della sua presenza a livello sia nazionale che internazionale. Parliamo, anzitutto, di Magna Carta per il Territorio. Roma resta naturalmente il cuore delle nostre attività, ma le associazioni e gli istituti che nel resto d’Italia riconoscono in Magna Carta il proprio punto di riferimento culturale continua ad espandersi di regione in regione: dalla Toscana alla Puglia, dall’Abruzzo all’Emilia Romagna, dalle Marche alla Campania. A queste si è aggiunto più recentemente il Veneto e l’obiettivo è quello di arrivare presto a comprendere tutto il territorio nazionale.
Altrettanto degni di nota sono stati i risultati conseguiti nel 2010 in campo internazionale. A riconferma della valenza strategica delle relazioni transatlantiche nell’approccio di Magna Carta alla politica estera, la Fondazione ha rafforzato negli Stati Uniti i suoi legami storici con l’American Enterprise Institute e instaurato nuovi rapporti di collaborazione con un altro prestigioso think tank di Washington: il Center for Transatlantic Relations della Johns Hopkins University. In Europa, Magna Carta ha partecipato alla seconda Convention on Liberal Democracy, promossa dalla Henry Jackson Society di Londra, ed è entrata a far parte come Fondazione italiana di area liberal-conservatrice dello European Network of Political Foundations, la rete che riunisce tutte le Fondazioni politico-culturali presenti nei Paesi membri dell’UE e legate alle famiglie politiche presenti all’interno del Parlamento Europeo.
In definitiva, quello che si sta avviando a conclusione è stato un anno proficuo, durante il quale Magna Carta è riuscita a consolidare la sua posizione di think tank leader in Italia. Chiudiamo le attività nel 2010 con un bilancio positivo e poter affermare ciò in tempo di crisi, non solo economica, costituisce di per sé un risultato ragguardevole. Su questi basi guardiamo con fiducia al 2011, che si preannuncia altrettanto intenso e impegnativo. E con fiducia vogliamo guardare anche al corso degli eventi nel nostro Paese, con la garanzia che l’impegno di Magna Carta per il rinnovamento dell’Italia non verrà meno. Vi ringrazio per l’attenzione ed adesso la parola va finalmente al Professor Vivarelli per la sua lezione sui 150 anni dell’Unità d’Italia.
(Discorso di apertura del Presidente della Fondazione Magna Carta)