Ieri si è svolto il Convegno “Le Autorità amministrative indipendenti: sistema e governance” organizzato dalla Fondazione Magna Carta in collaborazione con l’Istituto Bruno Leoni e con la Fondazione Astrid. Obiettivo del Convegno era quello di capire in che misura il sistema delle Autorità amministrative indipendenti rappresenti un fattore virtuoso nella costruzione di un sistema istituzionale efficiente, trasparente e responsabile. E, allo stesso tempo, verificarne lo stato di salute e radiografarne limiti e potenzialità.
Se oggi ci si trova a discutere delle funzioni delle Authority e della distanza tra regole e risultato, significa che dagli anni ’90 – che hanno visto una proliferazione delle autorità contemporaneamente alla fine della Prima Repubblica – ad oggi qualcosa non ha funzionato. O è mancato. Non sempre, infatti, l’istituzione di nuove Autorità indipendenti è sembrata rispondere a una logica chiara e non di rado il ricorso a questo strumento è risultato coerente rispetto alle sue premesse politiche. Al contrario, la nascita di una nuova Autorità spesso è dipesa da esigenze mediatiche o da quelli che il vicecapogruppo dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello, ha chiamato “banali interessi corporativi” (connessi al trattamento privilegiato dei componenti e del personale delle autorità). Presupposti che in questo caso hanno gravato pesantemente sulle casse dello Stato e determinato due conseguenze, doppiamente negative: l’indebolimento della funzione istituzionale del Governo e, allo stesso tempo, del profilo delle stesse Authority, che non vengono più riconosciute come soggetti autorevoli e indipendenti proprio in virtù della “eccezionalità” della loro esistenza.
Il punto critico nel funzionamento delle Autorità indipendenti è dunque la sospensione – che deriva dalla stessa ragion d’essere dell’organo – del circuito della responsabilità politica che normalmente governa le pubbliche amministrazioni. Ma è proprio per compensare questa caratteristica, foriera di problemi, che il rapporto tra queste e il Parlamento andrebbe valorizzato. Anche aldilà delle consuete relazioni annuali, in maniera tale che il Parlamento (posta l’indipendenza della Autorità nell’assunzione delle decisioni di propria competenza) diventi la sede nella quale l’attività delle Authority sia conosciuta e valutata rispetto all’effettiva capacità di perseguire l’interesse istituzionale, in vista del quale la legge ha riconosciuto poteri normativi ed amministrativi all’autorità. Una prospettiva che, sempre secondo il senatore Quagliariello, da un lato esalterebbe la funzione di garanzia e di controllo del Parlamento e dall’altro rafforzerebbe la capacità delle Autorità di sottrarsi ai rischi di capture e quindi la loro stessa indipendenza.
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Gaetano Quagliariello, Cambiare il rapporto tra Authority e Parlamento
Raimondo Cubeddu, Una regolazione internazionale per il dopo crisi?